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Il paese di San Leolino in Val d´Ambra è adagiato su una collina a 377 metri di altitudine sul livello del mare, circondato da oliveti e vigneti.
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Salendo verso il centro abitato, dopo l´antico cimitero, si scorge stagliata contro il cielo la rotonda mole della cinta muraria del castello, con la sua corona di cipressi.
A chi lo osserva dalla valle, o da una vicina località chiamata "La Maestà", il paese si presenta con una forma allungata, adagiato sulla dorsale della collina, e da sinistra a destra scorre la fila delle quattrocentesche case del borgo, poi il nucleo del castello inglobante la pieve. Nelle immagini dall´alto si nota la caratteristica forma a goccia rimasta intatta nei secoli, ben delineata nella "Mappa dei Capitani di Parte Guelfa, Popoli e Strade, 1584".
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Entrando dalla parte del castello si trovano subito sulla destra la rampa che porta nella corte, un tempo unico ingresso del paese, attraverso una porta demolita nel 1777, e sulla sinistra un´antica casa colonica di notevole bellezza architettonica, recentemente restaurata, riconoscibile per il portico a tre fornici e la loggia con quattro archi (vedi foto "San Leolino sotto la neve").
Di seguito, sempre sulla sinistra, si apre il portico del Circolo Popolare e Sociale di San Leolino che, oltre alle proprie, accoglie le attività del Comitato Festeggiamenti di San Leolino e dell´Associazione Amici di San Leolino.
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Subito dopo si giunge alla piazzetta detta la Fonte, con il monumento ai caduti ed il grande antico leccio.
La rampa in leggera salita sulla destra immette sul sagrato della chiesa dedicata a San Leolino, a sinistra della quale, divisa dalla stretta via Ugo Foscolo, si trova l´Oratorio di San Michele Arcangelo, già sede della omonima Compagnia.
Via Foscolo, una volta via della Chiesa, conduce anch´essa alla corte del castello.
Un diverticolo a sinistra di detta via porta al vecchio frantoio della chiesa, adiacente al quale è di recente nato uno spazio giardino e giochi per i bambini.
Dal mulino si può percorrere tutto il sentiero in terra battuta, fiancheggiato da cipressi, che gira intorno alle mura del castello e, costeggiando l´aia, riporta all´ingresso del paese.
Sulla corte della Canonica da una parte e sulla vallata verso Firenze dall´altra, si affaccia la casa una volta proprietà della famiglia Magiotti, residenza di lavoro e soprattutto di villeggiatura e riposo di Candida Quirina Mocenni coniugata con Ferdinando Magiotti, la "donna gentile" del poeta Ugo Foscolo.
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D´angolo fra il sagrato della chiesa e via Magiotti si trova la casa che fu proprietà della famiglia Corsi ed in seguito da questa venduta nel 1859 a Ferdinando Magiotti, dodici anni dopo la morte di Quirina.
La lunga casa sul lato sinistro della via, fino alla strettoia, appartenne per alcuni secoli alla famiglia Corsi. Sulla sinistra della casa si può osservare l´ingresso della cappella di palazzo, con il vano murato del portone e la lunetta superiore, ora abitazione privata.
All´interno, sul muro destro dell´ingresso di casa Corsi, campeggia ancora lo stemma di famiglia con il leone rampante e la scritta "Haud Ulli Secundus".
Casa Magiotti e casa Corsi hanno ampi ingressi, con pitture a fresco di cui restano tracce e grandi saloni un tempo arricchiti da splendidi camini.
Al tempo della Podesteria di Bucine, nel suo territorio, si contavano diverse strutture attrezzate per l´ospitalità, intesa non soltanto in senso medico, ma anche come ricovero provvisorio per bisognosi, viandanti e pellegrini. Documenti d´archivio e antiche mappe ricordano Santa Maria a Bucine, Santa Maria nel castello di Galatrona, Santa Maria di Val d´Ambra o Santa Maria Nuova d´Ambra, lo Spedale della Torre a Mercatale o di Santa Maria della Ginestrella, San Lorenzo a Pietraviva, lo Spedale di Pergine o Spedale di Canepaia, San Piero nel castello della pieve a Presciano, San Lorenzo a Cacciano, San Cataldo o Ponte a Valle o Romito o Ponte a Romiti, San Marco a Siepe, detto anche a Sietrena, Seprena, Sieprona, Sprema, Siepina.
Si hanno notizie anche di uno spedale del castello di San Leolino fondato dalla famiglia Corsi nel Cinquecento.
A questo piccolo ospedale si accedeva dalla porticina in legno posta a sinistra del portone di ingresso di casa Corsi.
Tale ospedale ricevette una prima visita vescovile nel 1516, forse di monsignor Girolamo Sansoni, vescovo di Arezzo.
Alla fine del cinquecento era gestito da Francesco Corsi, ma è in condizioni misere, non ha entrate ed ha un solo letto per i poveri, ma senza pasti.
Nel 1605 come tenutario risulta un prete, Michele Corsi, il quale mette a disposizione dei poveri un ambiente pulito, un letto, lume e legna per 3/4 giorni, ma senza vitto.
Un documento dell´anno dopo descrive un ospedale situato nel borgo del castello e lo "spedalingo" è Francesco Corsi che vi abita sopra, in una casa di sua proprietà con la sua famiglia, moglie e figli ed offre un´ospitalità continua.
Il vescovo di Arezzo Tommaso Salviati visita l´ospedale nel 1639.
Nel 1674 viene trovato in cattive condizioni, forse nel corso della visita pastorale del cardinale Nereo Neri Corsini, vescovo di Arezzo.
Qualche anno dopo l´ospedale riceve la visita del nuovo vescovo di Arezzo Alessandro Strozzi.
Il vescovo di Arezzo Giuseppe Ottavio Attavanti lo visita nel 1685.
Dal 1685 e fino alle successive visite pastorali di Benedetto Falconcini (1708-1723) e Giovanni Antonio Guadagni (1726-1729) l´ospedale continua a svolgere la propria funzione.
Un documento del 1750 lo descrive abbastanza bene: "In una casa da padrone vi era una stanzetta come separata perché vi si entrava anche da una porticella e questa serviva come di spedaletto per la povera gente...benché rare volte vi transitassero povere persone... tale casa da lungo tempo era stata posseduta dalla famiglia Corsi ...finita la linea il possesso transitò ai Bartolini Baldelli... detta casa di campagna...Aveva non discosto dalla porta grande una piccola porticella per la quale si saliva quattro gradini per entrare in una angusta camera del tutto segregata dal palazzo ove stava un letto e questa stanza si diceva lo spedale".
Un altro documento dello stesso anno parla di una visita che trova l´ospedale consistente in "due stanze che una ad uso di sala e l´altra a uso di camera accosto alla casa di campagna che abitano i Signori Bartolini Baldelli".
L´ospedale fu soppresso con decreto del 15 febbraio 1751 ed alienato l´anno seguente.
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L´antistante piazzetta o aia era a servizio della casa padronale e vi si trovavano il frantoio, la stalla, il casotto dei finimenti ed un pozzo per l´acqua. Franco Artini, di Ambra, ricorda che il proprio padre, Alighiero, veniva spesso a San Leolino a controllare e ad aggiustare gli ingranaggi e i meccanismi del mulino.
La casa sulla strettoia, che fa corpo unico con l´edificio principale, era collegata a questo con un corridoio interno e vi abitava la famiglia dell´amministratore.
La stradina sterrata sulla destra, in forte discesa, portava alla quattrocentesca cappellina di San Michele Arcangelo ed all´antico cimitero, da tempo scomparsi.
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San Leolino sotto la neve (29 gennaio 2004) |
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