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Il Museo d´Arte Sacra
Quasi vent´anni fa l´ultimo parroco di San Leolino, don Dino Grazzi, lasciò la Pieve e andò in pensione. La Curia Vescovile di Arezzo dichiarò estinta la parrocchia e la rese succedanea di quella di S. Apollinare in Bucine.
Da quel momento le porte della chiesa si sono chiuse per riaprirsi solamente in occasione della messa del sabato o della domenica sera, di importanti festività religiose quali il Natale e la Pasqua e per battesimi, matrimoni e funerali.
Allo stesso tempo l´accogliente e grande casa canonica, svuotata degli arredi e delle suppellettili di proprietà del parroco e della sua famiglia, è rimasta vuota e disabitata, silenziosa custode con la chiesa, la sagrestia e l´oratorio degli oggetti di culto usati per le funzioni.
Oggi il museo occupa una stanza ed il salone della casa canonica ed offre una completa esposizione ragionata di quasi tutti gli arredi e di tutti i paramenti sacri.
Vi sono poi uno spazio dedicato alla battitura del grano ed al pagamento delle decime ed uno spazio che ricorda la fuga di Garibaldi dopo la battaglia e la presa di Roma da parte dei francesi, battaglia e fuga che vide partecipe il non ancora pievano di San Leolino Pirro Giacchi.
Degli arredi e dei paramenti sacri della Pieve di San Leolino abbiamo esaurienti testimonianze scorrendo i meticolosi inventari compilati nel corso di talune visite pastorali dei Vescovi di Arezzo e in occasione del passaggio delle consegne da un Pievano all´altro (1602, 1703, 1709, 1727, 1728, 1732, 1737, 1769, 1782, 1801, 1817, 1819 e 1827).
E´ presente in archivio anche un catalogo parziale ed incompleto, mancante di alcune pagine, compilato dalla Soprintendenza di Firenze il 30 Dicembre 1924.
Negli anni 1991 e 1992 la Soprintendenza di Arezzo compilò 145 schede del catalogo generale, con le fotografie e la descrizione di 226 arredi, dipinti e oggetti sacri conservati nella Pieve. Anche tali schede sono consultabili in archivio.
Alcuni anni anni fa, sempre a cura della stessa Soprintendenza, sono stati visionati, catalogati provvisoriamente e fotografati 16 paramenti sacri con i relativi accessori. In quell´occasione sono stati fotografati altri oggetti ed arredi sacri non catalogati. I responsabili del museo hanno dato numeri di catalogo provvisorio a tutti gli altri arredi e paramenti sacri non compresi nel catalogo della Soprintendenza, al fine di disporre di una situazione completa di quello che attualmente è presente nella Pieve.
Nei locali del museo sono custoditi tutti gli oggetti in metallo, argento, ottone, bronzo, ferro e latta, la maggior parte dei paramenti sacri e gli oggetti di legno meglio conservati, mentre tutto il resto e soprattutto gli oggetti di legno gravemente tarlati sono stati raccolti in una stanza al primo piano della canonica, adiacente alla stanza che ospita il museo.

Turibolo, secolo XIV

Turibolo, secolo XIV

Turibolo, secolo XVIII

Pisside, secolo XVIII

Calice, argentiere Hoffner, 1767

Calice, secolo XVIII

Navicella, secolo XVI

Reliquiario, secolo XVIII

Ostensorio, secolo XVI-XVII

Ostensorio, 1734

Cristo, secolo XIV

Stampo per ostie, secolo XVI

Candeliere, secolo XVII

Candelabro, secolo XVIII

Messale, 1708

Messale, 1708

Custodia del libro della Compagnia, 1793

Frontespizio del libro della Compagnia, 1793

Cotta, secolo XX

Cotta, secolo XX

Pianeta, secolo XVI

Tonacella, secolo XIX

Pianeta, secolo XX

Piviale, secolo XVIII

Cassetta per le estrazioni
delle cariche della Compagnia, secolo XIX

Traccola o "Rancanella", secolo XX

Meccanismo dell´orologio del campanile, 1908
Nota introduttiva, glossario dei paramenti sacri, breve glossario tecnico
Glossario delle altre stoffe descritte negli inventari
Gli esemplari presentati nelle fotografie (154-165) del libro "La Pieve di San Leolino in Val d´Ambra" sono una piccola campionatura dei numerosi paramenti conservati nella Pieve di S. Leolino, Bucine (Arezzo). Lo studio di questo tipo di oggetti pare interessante oltre che per una conoscenza più dettagliata e per la valorizzazione delle opere conservate nella Pieve, anche per una indagine più approfondita delle sue vicende culturali: l´analisi dei tessuti permette infatti l´aggiunta di particolari interessanti riguardanti il gusto, la cultura e la produzione artigianale locale, una ricerca attenta ai materiali ma anche ai nessi che consentono una lettura delle vicende del luogo nel loro divenire storico. Oltre a questo l´attenzione alle stoffe liturgiche si rivela utile per lo studio di quel linguaggio simbolico, caro alla tradizione cattolica, che si manifesta in un ricco insieme di parole, gesti, oggetti, ornamenti e colori. La scelta del materiale, del colore e del disegno sono elementi significanti molto forti.
Le brevi note delle didascalie offrono una ricognizione di alcuni oggetti significativi, come studio preliminare, base per un´analisi più dettagliata.
Sono presenti due gruppi di oggetti diversi: indumenti e vesti, e alcuni accessori; i due insiemi si differenziano oltre che per la tipologia di oggetti, anche per i materiali impiegati nella loro confezione: per gli indumenti interni, quelli a diretto contatto con il corpo, infatti sono usati solo lino o canapa e cotone,scelta che rimanda ad una purezza di materiali frutto della terra, a cui apparteniamo e a cui dobbiamo ritornare. La seta con cui invece sono confezionate le vesti esterne, fibra animale, scelta per la sua lucentezza e bellezza, era simbolo di trasfigurazione, come l´animale che lascia il bozzolo in volo dirigendosi dalla terra verso il cielo.
Glossario dei paramenti sacri
Amitto
Panno di lino rettangolare da porsi sotto il camice. Poiché cinge il collo e le spalle del celebrante simboleggia la custodia della lingua ovvero la sacra eloquenza.

Borsa
Cartone quadrato doppio, chiuso da tre lati, ricoperto della stesso tipo e colore della pianeta e del manipolo, in cui si riponeva il corporale. Fin dal Medioevo questo è un paramento tenuto con grandissima cura e rispetto, poiché in stretto contatto con il SS.

Camice
Veste liturgica per lo più di lino, lunga fino ai piedi, con maniche lunghe e in genere strette ai polsi, derivata dalla sottotunica ordinaria dei Greci e dei Romani, usata dal sacerdote e dai ministri sacri durante le celebrazioni eucaristiche e altre azioni liturgiche. Il colore bianco della stoffa rimanda alla purezza dell´anima ed alla castità; il fatto che era di lino stava a significare che tale purezza era frutto della mortificazione e delle buone opere, così come il lino si ricava e si imbianca solo attraverso una lunga lavorazione di battiture.

Cingolo
Cordone in lino o seta di cui si cinge i fianchi il sacerdote sopra il camice, a simboleggiare la fune con la quale Cristo fu legato alla colonna. Anticamente ebbe significato più largo, di cintura in genere, e in particolare indicò il cordone dei frati. Nel suo significato morale è, per la sua posizione al di sopra dei lombi, da sempre ritenuti sede della concupiscenza, segno della custodia della mente, che deve costantemente lottare contro i pensieri perversi.

Conopeo
Dal greco "konopeion" zanzariera, baldacchino o tenda, è un drappo di seta che ricopre il ciborio; o quello, simile, che copre la pisside. Velo che si frapponeva fra il sacerdote e il fonte battesimale durante il battesimo delle fanciulle. In uso fin dal Medioevo con varie soluzioni.

Coprileggio
Drappo pesante ricamato, di forma lunga rettangolare, posto a cavallo del leggio per la lettura in piedi.

Corporale
Panno di lino su cui è posato il Corpo di Cristo, da cui anche il suo nome, " corpus" in latino, usato nella celebrazione della messa, e anche fuori. Non può avere ricami di seta o d´oro e anche nel riporlo si deve seguire una piegatura precisa in tre parti, che lo divida in nove quadrati esatti. E´ uno dei paramenti più antichi e tenuto in più alta cura.

Cotta
Indumento liturgico bianco, a forma di tunica scendente fino alle ginocchia, con maniche ampie, di lino o cotone, decorato con ricami e merletti, è imposta dal vescovo ai chierici come abito che li distingue dal laicato. Appare nella liturgia dopo il XIII secolo, e nel rito romano è adoperata dal sacerdote in quasi tutte le funzioni, tranne la messa. Le prime testimonianze la definiscono come veste da coro, anticamente infatti veniva anche chiamata "superpelliceum", perché portata sopra le vesti di pelliccia allora di uso generale nei chiostri e presso gli ecclesiastici secolari.

Dalmatica
Veste liturgica a forma di tunica con larghe maniche, propria del suddiacono; è di stoffa e forma uguali alla tonacella. In seguito alla soppressione dell´ordine minore del suddiaconato, non è più usata.

Manipolo
Stretta fascia di stoffa spesso con terminazioni leggermente trapezoidali munite di frange , dello stesso colore della pianeta, che veniva portata sull´avambraccio sinistro e fermata ad esso da due nastri; decorato solitamente da croci. Deriva direttamente dalla "mappula" romana, sorta di fazzoletto usato dai nobili romani per detergersi il sudore. Accostato alla Passione di Cristo, il manipolo rappresenterebbe le funi con cui fu legato.

Pianeta o casula
Sopravveste liturgica, spesso riccamente ornata, adoperata dal vescovo o dal sacerdote nella celebrazione della messa e in alcuni riti strettamente connessi con essa.
Dal greco "errabondo", perché usato come sopravveste da viaggio o da chi si spostava. Come foggia deriva dalla "poenula", capo d´abbigliamento profano greco-romano; per il suo aspetto veniva chiamata casula, "piccola casa", o in Gallia (alla fine del IV sec.) Amphibulas.
A forma di mantello chiuso da tutte le parti con una apertura alla sommità per passarvi la testa, la pianeta indica la "perfetta carità": come la virtù dell´amore soprannaturale è il coronamento di ogni altra virtù, così la pianeta riveste tutti gli altri abiti liturgici.

Piviale
Ampio manto liturgico di stoffa pregiata lungo fino ai piedi, con forma semicircolare, aperto davanti e fermato sul petto da un fermaglio. Dal latino "pluviale" ricorda una veste protettiva a forma di cappa o mantello munito di cappuccio, di cui rimane traccia nello scudo sul retro. Entrò nella liturgia nei secoli VI - VII ed è usata fuori della messa, per esempio nelle benedizioni, consacrazioni e processioni.

Stola
Paramento ecclesiastico indossato nelle funzioni liturgiche dal diacono, dal presbitero e dal vescovo. Era considerata come distintivo di ordine, non di giurisdizione. Simile al manipolo ma di maggiori dimensioni, è una striscia di stoffa con terminazioni trapezoidali, decorata con croci e frange. Lunga quasi come la pianeta è dello stesso colore e stoffa di questa. Nelle celebrazioni non solenni, la stola può sostituire la casula (o pianeta) e la dalmatica. Anticamente si chiamava "orarium", o dal greco "stolà", ma la sua origine rimane ancora sconosciuta. Spesso la stola viene riferita al giogo della condizione umana, segnata dalla morte, e per contrasto alla gloria dell´immortalità.

Tonacella
Tunica con maniche ampie, lunga fin sotto i ginocchi; fu usata in tutto il territorio dell´Impero romano dal II secolo d.C., ornata lungo gli orli da fasce di colore rosso.
Usata nella liturgia latina, è lunga e aperta ai lati con maniche ampie e corte e scollata. In uso dal IV secolo, fino al secolo XII era soltanto di colore bianco con clavi (fasce verticali) purpurei, che scendevano paralleli davanti e di dietro per tutta la lunghezza della tonacella e giravano attorno alle maniche. Era propria dei pontefici e da essi concessa come privilegio ai diaconi. Dal XII secolo divenne di diritto veste propria dei diaconi, dei vescovi e dei cardinali preti. Per la sua forma a croce, strumento del martirio, rimanda alla Passione di Cristo, il Cristo redentore servo del Padre fino al supremo sacrificio (la parola diacono deriva dal greco "servo").

Velo omerale
Largo velo riccamente decorato, che dalle spalle scende ampiamente sul davanti, col quale nella liturgia cattolica i ministri avvolgono gli oggetti sacri che portano (pisside e ostensorio). Lo usava anche il suddiacono nella messa cantata per avvolgere la patena e lo usa tuttora il sacerdote nelle processioni e benedizioni col SS. Sacramento. L´usanza di toccare le sacre specie con riverenza sembra motivare nel tardo Medioevo l´introduzione del velo, che facesse anche da tramite tra la realtà divina e quella umana.
Breve glossario tecnico
Armatura: sistema di intreccio dei fili di trama e ordito.

Broccato: termine che indica un´armatura di fondo in cui vengono introdotte una o più trame supplementari, che si limitano ad intervenire in parti specifiche del disegno.

Cotonino: tela grossa da vele di solo cotone, od anche di canapa e cotone.

Damasco: tessuto operato, ottenuto da una sola armatura che produce sia il fondo che gli effetti di disegno, sfruttando il diritto lucido e il rovescio opaco in un singolare effetto di rifrazione-riflessione della luce.

Filaticcio: filato ottenuto dalla filatura dei cascami di seta. Anche tela fatta di questo filato.

Filet o modano: il filet è una rete annodata con l´uso di uno strumento particolare detto modano, impiegato per determinare la forma e l´ampiezza delle maglie della rete alla quale ha dato il nome. La rete, realizzata spesso con filati sottili e ritorti, può essere poi ricamata, usando aghi stondati per non intaccare o dividere i fili, riempiendo tutte le maglie necessarie a creare un particolare disegno.

Gallone: passamano o nastro di ridotte dimensioni, realizzato su telai appositi, per lo più con filati metallici, che serve da guarnizione per i bordi di vesti e a decorare gli arredi.

Lampasso: tessuto operato ottenuto dall´intreccio di almeno due orditi e due trame: il disegno è costituito da slegature di trame supplementari, lanciate e broccate, di norma fermate in taffetà o saia dai fili di un ordito supplementare; il fondo del tessuto viene lavorato da orditi e trame di fondo. Intreccio antichissimo ed estremamente elaborato.

Lanciato: effetto del disegno dato da una o più trame supplementari, che vanno da una cimosa all´altra del tessuto, senza partecipare alla formazione del fondo.

Mantino: stoffa di seta leggera, usata per fodere.

Marezzato: tessuto nel quale le costicine trasversali più o meno rilevate sono state schiacciate con l´ausilio di presse cilindriche, le calandre, per creare degli effetti vari di riflessione della luce.

Mussola: tessuto di cotone, leggerissimo, quasi trasparente, così detto dal nome "mussela" che ha in Siria, dove si fabbrica in grande quantità.

Organzino: filo di seta molto ritorto, usato esclusivamente in ordito e si caratterizza per resistenza ed elasticità.

Punto rinascimento: tecnica molto diffusa per la realizzazione dei bordi: si dispone la spighetta lungo un tracciato e i suoi margini vengono poi congiunti tramite cordellini. Suggestivo è il gioco di pieni e vuoti che si viene a creare.

Raso: armatura semplice, caratterizzata da una superficie piana e lucida, in cui i punti di legatura sono nascosti dalle slegature dei fili di ordito adiacenti (armatura ad effetto di ordito).

Ricamo ad intaglio: seguendo il disegno preliminare si asportano brevi sezioni di tessuto, poi rifinite in vari modi nei bordi. L´effetto di trasparenze e giochi di luci ottenuto risulta particolarmente piacevole.

Ricamo a giorno ( giornino): caratteristica fondamentale di tutti i tipi di ricamo a giorno è il gioco di contrasto tra pieno e vuoto. Viene eseguito sfilando alcuni fili di trama e di ordito del tessuto di supporto e raggruppando con il filo da ricamo i fili lasciati intatti. E´ solitamente usato per abbellire gli orli della biancheria ed è preferibilmente lavorato bianco su bianco.

Saia: armatura semplice, caratterizzata da linee parallele che si sviluppano obliquamente verso destra o sinistra, con spostamento di una sola legatura ad ogni passaggio di trama.

Tela: è l´armatura più semplice, il cui rapporto minimo è di due fili di ordito e due trame. Se questo intreccio viene eseguito in seta prende il nome di taffettà.
Le altre stoffe descritte negli inventari
Amuerre (amoèrre, amuerro, moerre, muerre, mohere, moire, mohair): stoffa di seta molto fitta e ondata, serpeggiata a onde, a marezzo.

Cataluffa (cataluffo): specie di stoffa o opera, tessuta di lino e filaticcio, ad uso di broccatello,ma più ordinario.

Gorgalano (gorgorano, gourgouran, grosgrain): sorta di drappo di seta a foggia della grossa grana, che traevasi dalle Indie, oggidì passato d´uso.

Mocaiardo (camojardo): sorta di tela con pelo simile forse a camo.

Stametto: sorta di drappo fatto di stame, parte la più fina della lana, e che ha più nerbo.

Stoppa: 1) materia che si trae dopo il capecchio nel pettinar lino o altre piante filabili, 2) canape maciullato e spogliato della lisca.
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